Sassari, il Convento cinquecentesco delle Clarisse, demolito nel 1939/40

A Sassari, nell’area che oggi comprende parte di Via al Duomo e parte di Piazza Arcangelo Mazzotti, fino al 1939/40 (l’anno dello “sventramento”) giaceva il cinquecentesco complesso conventuale della Monache Clarisse, fondato da Caterina Flos nel 1505. Il Convento e la chiesa di Santa Chiara prospettavano sulla parte mediana della strada che principia dal Corso e sbocca sul sagrato del Duomo, la cui facciata barocca fa alla via anche da quinta. Tra le due chiese nel tempo prevalse per importanza il Duomo, dando il nome alla via, mutila oggi di una sua cospicua parte. Il toponimo da atti dei secoli XVII e XVIII e nella carta Masetti-Raimondi (1806) era Carrer de Santu Nigola/de Santa Clara. Il toponimo ante 1872 era Via al Duomo, che viene usato tutt’oggi.

Furono demoliti oltre al convento anche alcuni vicoli e vie circostanti per fare spazio alla futura piazza, e venne dunque a mancare un intero rione. Le uniche immagini dettagliate che ho reperito sono dei disegni risalenti al 1837/38 tratti dall’archivio storico/pittorico di Enrico Costa, in cui sono raffigurati: la facciata del convento e la parte posteriore, l’entrata e l’interno della chiesa, la statua di Santa Chiara sulla porta della chiesa e la scrittura sulla lapide. Possiamo vedere anche una pianta del complesso monastico, la quale ci permette di capire l’estensione che occupava in quella determinata area. E’ stata sicuramente una grossa perdita a livello storico ed artistico, in quanto, si trattava di una costruzione barocca del XVI secolo.

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In questa fotografia di Edouard Delessert, del 1854, scattata dal Palazzo Vallombrosa (l’attuale Palazzo Ducale) è possibile vedere una porzione, anche se poco chiara, del Complesso delle Clarisse (il Palazzo del Confessore, la facciata della Chiesa e del Convento)

In primo piano si vede Casa Marghinotti (in origine appartenente al Marchese della Planargia). Il Palazzo del Confessore era una pertinenza del Convento delle Clarisse, a fianco c’era l’ingresso della chiesa di Santa Chiara. Si può notare anche una piccola parte della facciata del convento.
Molto probabilmente questa era la fontana del monastero di Santa Chiara.

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In questa foto (1905 circa) si può vedere, indicato dalla freccia, il Palazzo conventuale “del Confessore“. Il quale, come già scritto in precedenza, era una pertinenza del convento ed esiste dal XVII secolo. Di quel palazzo sopravvisse solo una porzione, poi ribattezzata “casa dei topi”, visto l’enorme stato di abbandono in cui versa.

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Sassari, Corso Vittorio Emanuele, primi del Novecento. Nella parte evidenziata in rosso si trovavano gli ingressi per accedere all’archivolto/portico Pais e via Caterina Flos.

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Il 15 dicembre del 1860 viene istituita a Sassari, ed ospitata nella casa Pittalis in via Arborea una Scuola Normale della durata di tre anni, per la preparazione degli insegnanti delle scuole Elementari. Nel 1889 la scuola trova sistemazione  in via Santa Chiara (oggi via al Duomo) in un’ala del convento delle Clarisse. Nel 1923, con la riforma Gentile, la scuola diventa Istituto Magistrale, della durata di quattro anni e viene intestata alla nobildonna sassarese Margherita di Castelvì, benefattrice morta a Sassari nel 1638.  In seguito alla demolizione del quartiere, che ha dato luogo alla piazza Mazzotti, l’Istituto passa in Via Satta, nell’antico convento degli Scolopi. Nel 1952 trova sede definitiva nell’attuale caseggiato di Via Manno, ampliato notevolmente e dotato di aula magna, palestra e Biblioteca, ubicata nei locali dove si trova tuttora.

Cartina del 1895. Dal 1889 al 1939 un’ala del convento delle clarisse ospitava una Scuola Normale Femminile

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Le seguenti immagini sono prese dall’Archivio Storico di Enrico Costa:

Entrata della chiesa di Santa Chiara
Interno della chiesa di Santa Chiara
Stemma dei Francescani sull’arco
La statua di Santa Chiara sulla porta della chiesa
Veduta della chiesa e del convento.
Parte posteriore del convento.
Scrittura sulla lapide dell’Arcivescovo A.D.Varesini (ubicata in fondo alla chiesa) e il pino secolare che si trovava nel giardino del convento.

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A sinistra Piazza Mazzotti, a destra una vecchia pianta del 1837 raffigurante il complesso conventuale che occupava buona parte dell’attuale piazza
Vecchia cartina di Sassari del 1829. La parte in nero, evidenziata all’interno del cerchio rosso, indicava l’ubicazione del Convento delle Monache Clarisse

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Tratto dal libro: “ROMA PER ESEMPIO, le città e l’urbanistica” di Italo Insolera (Donzelli editore)
Tra le macerie degli sventramenti spuntava l’abside della chiesa di Santa Chiara. Questa è l’unica fotografia della parte interna della chiesa che siamo riusciti a reperire, tra l’altro scattata accidentalmente durante le demolizioni.

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Ecco un elenco di alcuni vicoli/vie, ormai scomparsi, che lambivano il convento o che erano situati nelle immediate vicinanze:

Fonte: http://www.comune.sassari.it/citta_murata/indice.htm

Il Vicolo Santa Chiara (toponimo nel 1875 e nel censimento del 1901) era la via che lambiva a levante il complesso e oggi di quel vicolo resta il lato est. Il toponimo antecedente il 1872 era Stretta Santa Chiara e nel 1872 Traversa Pais-Clarisse.

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Il Toponimo antecedente il 1872 era Vicolo Conichedda, nel 1872 e 1875 Traversa delle Clarisse, nel censimento del 1901 Vicolo delle Clarisse. Era una piccola strada che si stendeva presso il parlatorio del Convento delle Clarisse. La strada non esiste più, rasa al suolo e spianata: restano ruderi del parlatorio, a cui si entrava da Via Castelvì. Il toponimo “conichedda” pone un problema: non si è riusciti a trovarne l’etimo originale, essendo probabilmente la storpiatura di qualche sostantivo, anche se sembra prossimo all’agg. “Conicu/a” ossia conico/a.

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Il Toponimo da atti dei secoli XVII e XVIII e nella carta Masetti-Raimondi (1806) era Lu Buldeddu Vecciu, antecedente il 1872 era Bordello Vecchio e Dietro le Monache di S. Chiara, nel 1872 e 1875 Vicolo delle Clarisse, e nel censimento del 1901 Via Caterina Flos. Anche se può sembrare strano, proprio sul fianco di maestrale del Convento delle Clarisse, si stendeva un vicinato noto per l’alta concentrazione di case dove si esercitava la prostituzione. Questo avveniva sin dall’epoca spagnola. Ad essere interessate da questo “particolare” commercio furono anche le vie Paduano e dei Corsi. Soprattutto per questo motivo, negli anni Trenta del Novecento, l’Amministrazione volle “risanare” il quartiere portando avanti la demolizione dell’intera zona (Convento cinquecentesco compreso) con il fine di erigervi una grande piazza (“Piazza Littorio”) dominata a monte dalla Casa del Fascio: il progetto naufragò seguendo le sorti dell’Italia in guerra.

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Il Toponimo antecedente il 1872 era Stretta del Fiore o Paduano, nel 1872 e 1875 Vicolo del Fiore Bianco, nel censimento del 1901 Vicolo Paduano. Ancora una strada intitolata al “fiore”, anche se qui già in antico al toponimo se ne affiancò un altro, consistente in un cognome in passato diffuso in città. Il Costa ricorda diversi personaggi della storia civica che portarono questo cognome Paduano, non è però stato possibile stabilire se il toponimo si riferisse a uno di essi in particolare o, più probabilmente, a un ceppo familiare che là risiedette.

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Il toponimo antecedente il 1872 era Vicolo della Peste, nel 1872 e 1875 Vicolo Chiuso B, nel censimento del 1901 Vicolo chiuso (Via dei Corsi). A metà dell’antica Via dei Corsi, che collegava Pozzo di Villa al Corso Vittorio Emanuele, si apriva (salendo verso il corso, sulla destra) un vicolo chiuso dal sinistro nome di “Vicolo della peste”: voce popolare voleva che là, in occasione della peste del 1652, tutti gli abitanti fossero morti immediatamente, subito, senza che se ne salvasse uno solo. Era ritenuta l’antitesi della Via Godimondo, dove invece nessuno allora sarebbe morto del terribile morbo.

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Il Toponimo antecedente il 1872 era Portico del Pesce e Pais, nel 1872 Vicolo Pais , nel 1875 e nel censimento del 1901 Archivolto Pais. Nella pianta della città disegnata dal Masetti Raimondi si nota come la strada incrociava il Corso, che la divideva in due parti, indicate là come Portico del pesce ricadente nel rione San Sisto e Portico Pais nel rione San Nicola. Il problema è che nella carta come Portico del pesce è indicato l’attuale tratto iniziale di Via Ramai. È possibile che in antico quella porzione di strada, ancor oggi passante sotto un portico, fosse indicata col toponimo suddetto, riferito forse alla presenza di banchi di pescivendoli (prima della creazione del Mercato Civico nell’800). Di fronte, non proprio in asse, dall’altra parte del Corso si entrava nel portico Pais; la struttura porticata fu demolita a fine anni Trenta del Novecento per il progetto (non realizzato) di creare una nuova struttura viaria “razionalista” nel centro storico. La via odierna, ben più larga, porta il nome di Ettore Pais, “Direttore” dal 1880 circa del Museo civico (sorto dopo il lascito di G. A. Sanna, morto nel 1875). Il Pais ricordato in antico fu omonimo nel cognome a Ettore Pais, ma si tratta di altro personaggio meno noto.

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Piano di risanamento della città vecchia (progetto del 1938). Planimetria delle demolizioni e costruzioni (architetto C. Petrucci).

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Vista della “Piazza del Littorio” mai completata (l’attuale Piazza Mazzotti) progettata dall’architetto Concezio Petrucci nel 1938. Pubblicata da Giacomo Alessandro sulla pagina Facebook “Sassari sparita”.

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